Negli ultimi anni si è assistito ad una rivoluzione nel campo dei nuovi materiali fotovoltaici. Tra questi le ‘perovskiti’ ibride organico/inorganiche sono in grado di convertire il 20% dell’energia solare in energia elettrica. L’aspetto negativo è che contengono piombo, materiale nocivo per la salute e l’ambiente. Ora un team internazionale che coinvolge l’Istituto superconduttori, materiali innovativi e dispositivi (Spin-Cnr) dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Vienna e la North Carolina State University, ha compiuto un importante passo avanti, attraverso uno studio teorico computazionale sulle perovskiti ecologiche.
Lo studio era mirato a cercare un’alternativa sostenibile sia alle celle solari fatte di silicio, i cui costi sono elevati a causa dei complessi metodi di fabbricazione, sia alle perovskiti ibride finora studiate, meno costose ma tossiche per l’uomo e per l’ambiente per via del piombo in esse contenuto. Nelle simulazioni al computer, è stata studiata una nuova perovskite ibrida promettente in ambito fotovoltaico, e non contenente piombo. Impiegando queste perovskiti per convertire energia solare in elettrica, si avrebbe quindi energia doppiamente pulita, da una parte perché solare e, dall’altra, perché ottenuta con un composto non contenente piombo.
I ricercatori sottolineano altre proprietà interessanti di questo materiale che riguardano la sua struttura elettronica. La struttura di queste ‘perovskiti’ è un ibrido formato da una parte inorganica intercalata con molecole organiche, che, a loro volta, posseggono un dipolo elettrico. Lo studio teorico mostra che questi dipoli possono ordinarsi e dar luogo ad una polarizzazione elettrica che aiuta le cariche foto-generate a separarsi, influenzando positivamente l’attività fotovoltaica, che risulta così potenziata.
Maggiori informazioni: http://www.heatexchanging.it

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