I ricercatori della Singapore University of Technology and Design (SUTD) hanno recentemente illustrato l’uso della cellulosa per fabbricare in modo sostenibile oggetti 3D di grandi dimensioni.
La cellulosa è uno dei composti organici e del sottoprodotto industriale più abbondanti e ampiamente distribuiti sulla Terra. Eppure, nonostante decenni di ricerche approfondite, l’uso della cellulosa per fabbricare oggetti 3D è ancora afflitto da problemi che ne limitano le applicazioni pratiche: derivati ​​con vasti effetti inquinanti, usati in combinazione con la plastica, mancanza di scalabilità e alti costi di produzione.

L’approccio dei ricercatori diverge dalla comune associazione della cellulosa con le piante verdi e si ispira al muro degli omofeti fungiformi, che viene riprodotto introducendo piccole quantità di chitina tra le fibre di cellulosa. Il materiale adesivo risultante, simile ai funghi (FLAM), è forte, leggero ed economico, e può essere modellato o lavorato usando tecniche di lavorazione del legno.
FLAM è completamente ecologico perché non sono stati utilizzati solventi organici o plastiche sintetiche per produrlo. È scalabile e può essere riprodotto ovunque senza strutture specializzate.
Il costo di FLAM è nella gamma delle materie prime plastiche e 10 volte inferiore al costo dei filamenti comuni per la stampa 3D, come il PLA (acido polilattico) e l’ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene), rendendolo non solo più sostenibile ma anche il sostituto più conveniente.

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