Un rapporto creato dal Centro Studi delle Politiche Europee (CEPS) per conto della Commissione Europea, analizza le normative EU nel contesto del mercato dell’alluminio e descrive gli aspetti economici e l’importanza strategica del settore e i suoi stretti legami con molti altri settori a valle.

La domanda di alluminio nell’Unione Europea ha avuto una buona ripresa dopo la crisi e il rapporto rivela senza mezzi termini che, a fronte di una buona politica di sostegno, l’industria dell’alluminio potrebbe avere un futuro radioso in Europa. Tuttavia, il rapporto sottolinea che gli attuali vincoli normativi europei possono avere un impatto negativo sulla competitività internazionale di questo settore. Nello stesso tempo, il costo attribuibile alle norme EU non è la sola causa della perdita di competitività dell’industria dell’alluminio nell’EU.

Il rapporto conclude che è possibile produrre alluminio a livello competitivo nell’EU, ma i produttori primari di alluminio che acquistano elettricità sul mercato corrono il rischio di non essere competitivi, perché i prezzi dell’elettricità possono ridurre i loro margini a livelli insostenibili. Inoltre, per alcune imprese i contratti energetici a lungo termine scadranno nei prossimi anni e questi produttori dovranno acquistare elettricità sul mercato a prezzi spot.

Tre sono le principali conclusioni che si possono dedurre dall’impatto cumulativo dei costi: i costi normativi complessivi sono elevati, variando da 114 a 149 euro per tonnellata; l’elettricità è uno dei fattori chiave che influenzano la competitività dell’industria primaria dell’alluminio nell’EU, rappresentando oltre un terzo dei costi di produzione totali; il carico normativo imposto ai produttori ha un forte impatto sulle loro relative performance.

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